In Italia, dall’inizio delle trasmissioni degli anni Venti fino al dopoguerra, la messinscena radiofonica era considerata soprattutto un mezzo di propaganda. In seguito venne la musica a monopolizzare l’interesse degli ascoltatori. Ma intanto le possibilità del teatro radiofonico crebbero anno dopo anno.
E’ giunta relativamente tardi la consapevolezza delle possibilità del mezzo radiofonico e il mondo intellettuale raramente gli si è accostato con continuità dagli anni degli esordi (1924) fino ai ’60.
Non è un caso che il radiodramma Rai di maggior successo sia stato “I 4 moschettieri” scritto da Nizza e Morbelli (1934-35), una evasiva parodia umoristico-canora che a lungo restò il modello della rivista musicale radiofonica.
Prima del 1950 la prassi del teatro radiofonico italiano si limitava per lo più all’allestimento di opere molto semplici, quasi sempre di autori italiani, le quali si prestavano a essere recitate in diretta.
Il risultato era di rado qualcosa più di un rozzo artigianato rumoristico.
La nascita del Prix Italia costituisce un notevole stimolo per la produzione radio-teatrale, perché istituisce contatti periodici tra esperti di vari Paesi permettendo confronti fruttuosi.
Sempre nel 1950 l’apertura del terzo programma vede affacciarsi nel palinsesto titoli di romanzi e racconti sceneggiati, di classici del teatro di tutti i tempi e tutto il mondo, di commedie e radiodrammi contemporanei.
L’inizio delle trasmissioni televisive non danneggia l’attività della radio nel campo teatrale, in quanto gli anni ’60 costituiscono senza dubbio un periodo felice della prosa radiofonica italiana. A un apparato tecnico raffinato corrispondono un’attenta e sistematica selezione di testi e una pratica di messinscena professionalmente elevatissima.
Per approfondimenti sul Prix Italia: il lavoro di Ida De Benedictis