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Sulla prosa radio

La rinascita del radiodramma

Audio digitale è podcast, audiolibri, audiogiornali… sono tutti contenuti scaricabili, concepiti per tablet e smartphone. In America si parla di ritorno in grande stile del radiodramma.

Come negli anni Trenta del Novecento, all’epoca di Orson Welles e della Guerra dei Mondi, dopo il successo di Serial, il podcast su un vecchio caso di omicidio, che ha già superato i cinque milioni di download. Questo pezzo, però, vuole raccontare un’evoluzione, cha ha preso corpo in Italia, dal radiodramma all’audiodramma, e un nuovo luogo di produzione, il teatro.

Serial narra una vicenda realmente avvenuta, l’uccisione nel 1999 di Hae Min Lee, una studentessa di un liceo di Baltimora. Condotta da Sarah Koenig, una giornalista americana che in passato ha lavorato al Baltimore Sun, offre una ricostruzione dell’omicidio intervallata da interviste, registrazioni di telefonate e interrogatori della polizia, sollevando dubbi sulla chiusura del caso, per il quale è stato condannato all’ergastolo un ex fidanzato della ragazza, Adnand Syed. Lo stile è quello narrativo, alla maniera di Emmanuel Carrère. Un radiodramma, insomma, adattato ai tempi moderni, a quella forma della non-fiction che combina reportage giornalistico e riflessioni in prima persona.

Sergio Ferrentino
Sergio Ferrentino di Fonderia Mercury

In Italia un’idea di Fonderia Mercury cerca di riportare in vita il genere della radio recitata. Riprendere la tradizione storica del radiodramma, svincolandola dal suo originario mezzo di diffusione e mettendo in scena i drammi all’interno di un teatro. Il pubblico in sala assiste all’allestimento dell’audiodramma: vengono ricostruiti gli ambienti radiofonici, mentre sul palco gli attori e i rumoristi creano l’immagine acustica. C’è una modalità di interazione assolutamente nuova tra gli stessi attori e gli spettatori, che all’ingresso vengono dotati di una radio cuffia, con la quale possono ascoltare l’opera: in sostanza, il pubblico assiste al radiodramma come se fosse presente all’interno dello studio di registrazione.

Il progetto è realizzato da Fonderia Mercury, un centro di produzione nato da un’intuizione di Sergio Ferrentino, ideatore della popolare trasmissione radiofonica Caterpillar, nonché fondatore di Radio Popolare. All’iniziativa hanno aderito importanti scrittori italiani, in particolare giallisti, da Carlo Lucarelli a Massimo Carlotto, da Pino Corrias a Sandrone Dazieri, che hanno realizzato racconti ad hoc (queste produzioni sono raccolte all’interno del progetto AutoreVole). Spiega Ferrentino: «in Italia non esistono scuole che insegnano a scrivere per la drammaturgia radiofonica. Così ci siamo rivolti ad autori famosi per poter avere un testo originale dedicato esclusivamente alla radiofonia. Gli è stato chiesto di inventare pensando all’immagine acustica. I movimenti degli attori vengono sonorizzati e gli effetti vengono realizzati dai rumoristi in scena». L’ideatore del progetto sottolinea un ulteriore ostacolo: «in Italia non esistono neppure scuole dedicate alla recitazione radiofonica. Gli attori si devono adeguare, oltre che al microfono, anche ad una registrazione radio in diretta, il che comporta una divisione tra il gesto e il testo».

Lucarelli ha concepito un’opera, Radiogiallo, che unisce la passione per la criminologia e quella per la ricostruzione storica. L’azione parte nel 1940, in un piccolo studio radiofonico dell’E.I.A.R., l’antenato della Rai, quando l’era della televisione era lontana di più di un decennio. La radio è il principale medium di massa, e il radiodramma ha raggiunto il suo apice. Milioni di italiani sono in attesa di sintonizzarsi sulle frequenze statali per ascoltare la diretta de Il mistero del Labirinto, quando arriva un ordine perentorio del Minculpop, su direttiva del Duce: bisogna cambiare il finale, l’assassino non può essere italiano. La registrazione del radiodramma diventa essa stessa azione: arriva una nota attrice, mentre il console generale della milizia si presenta per un’ispezione. Gli attori, il rumorista ed il regista cercano ad ogni modo di trovare un colpevole: in un mondo sotto la spada di Damocle della censura, raccontare significa trovare espedienti ed escogitare stratagemmi, per cui lo studio radiofonico diventa uno specchio per leggere una realtà storica più ampia. Dieci anni dopo, stesso (piccolo) studio, stessa troupe, nuova produzione, ma, alle soglie della diretta, stesso problema: bisogna cambiare il finale. L’onorevole è intervenuto: nell’Italia democristiana degli anni Cinquanta l’assassino non può essere un prete.

Non ci sono solo produzioni originali. Fonderia Mercury in queste settimane sta portando in teatro un adattamento, scritto dallo stesso Ferrentino, del romanzo dello scrittore americano Dalton Trumbo E Johnny prese il fucile, una delle opere più note sulle Grande Guerra, raccontata attraverso la voce e la memoria di un soldato. Il Salone del Libro di Torino, il Festival della Letteratura di Mantova, il Courmayeur Noir in Festival, per fare alcuni esempi, hanno già ospitato questi audiodrammi. Si tratta, in sostanza, di una declinazione originale di quel “rinascimento” dell’audio di cui tanto si parla, racconti sonorizzati che utilizzano gli strumenti della radiofonia senza la diffusione in FM (il medium, infatti, è un file scaricabile da un sito). Tutti gli audiodrammi sono stati pubblicati da Feltrinelli, in versione cartacea e e-book (l’editore Salani distribuisce la collana in cd audio). Sono anche acquistabili on line in formato mp3 nell’audiocatalogo di Fonderia Mercury.

(articolo di Davide Vannucci, tratto da Linkiesta)