Kurt Hamrin, 10 anni in viola, 151 gol segnate e neanche un’ammonizione. Un calcio diverso da quello di oggi, ma di certo più bello perché giocato con rispetto e sempre col cuore.
Nel campionato 1958-59 la leggendaria ala destra del primo scudetto, Julinho, lascia Firenze. Per sostituirlo consigliano uno svedese: Kurt Hamrin.
Scendono dalla Scandinavia, i vichinghi. Stazza possente e straordinaria carica agonistica. Liedholm e Nordhal sono giganti che in Italia segnano gol con i piedi e con la testa. Sui campi da calcio indomiti guerrieri norreni devastano le aree di rigore.
Lui però è piccolo, solo un metro e settanta, si chiamo Kurt o Kurre, come lo chiamano gli svedesi. Vale a dire “Uccellino”. Solo un metro e settanta, un uccellino che resta sulla spalla dell’allenatore dell’AIK di Stoccolma, Per Kaufeldt detto Napoleone.
Kurt rimane lì fino a che spicca il salto definitivo nel professionismo nella serie A italiana con la Juve che lo acquista per quindicimila dollari…
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