Claudio Magris dichiara che: «Come Odisseo, cerca di essere nessuno, per salvare dalla presa del potere qualcosa di proprio, una vita sua: inappariscente, nascosta, marginale, ma sua.» (dalla trasmissione radiofonica, Lo specchio del cielo – Autoritratti segreti – Incontro con Claudio Magris, a cura di Lorenzo Mondo, RAI, Radio 2, 1986)
Claudio Magris rimane uno dei più notevoli saggisti contemporanei e dei più penetranti e geniali studiosi di letteratura mitteleuropea, oltre a incarnare lo spirito di un narratore di vita autentica, di lembi di tempo sopraffatti dal vivere.
Nella saggistica di Magris il dato scientifico si fonde con quello umano, così come nella sua produzione narrativa, persone, luoghi ed esperienze di vita formano spaccati di civiltà mitteleuropea.
Ha scritto: “La voce umana ha sempre esercitato un grande fascino su di me. Con il passare del tempo ha preso corpo la consapevolezza della natura notturna della voce, come se si trattasse di qualcosa che esce fuori da noi in modo imprevisto.”
Con queste parole lo scrittore triestino si riferisce al fatto che molti ascoltano le trasmissione alla radio seguendo un comportamento strutturato e perseguendo un obiettivo alto: seduti vicino all’apparecchio, vedono quanto accade nel radiodramma. Per questi ascoltatori non c’è altro mezzo che il suono della parola per seguire una storia.
Per lo scrittore, prosegue poi Magris, “in una epoca di romanzi ben fatti il libro assume su di sé la verità più profonda di ogni epoca aanche quando questa verità coincide con il naufragio.”
L’autore di Danubio (1986), del romanzo breve Un altro mare (1991), dell’intenso e musicale racconto Il Conde (1993) e di Microcosmi (vincitore del Premio Strega nel 1997), vuole sottolineare l’importanza della voce dei protagonisti in una narrazione. Il problema dell’autore che sta per parlare, per raccontare, è dove posizionarsi rispetto alle sue creazioni.
Come il lettore davanti alle pagine aperte di un libro, l’ascoltatore si pone alla prosa radiofonica vicino alla sua radio.