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Artisti di prosa radio

Carlo Lucarelli

Carlo Lucarelli è nato a Parma il 26 ottobre 1960 ed è uno scrittore, regista, sceneggiatore, conduttore televisivo e giornalista italiano. I suoi legami con la Radio e il Teatro sono molteplici. Non ultimo, Radiogiallo, all’interno del progetto Fonderia Mercury.

Carlo Lucarelli
Carlo Lucarelli a Lucca Comics (2008)

Lo spettacolo scritto da Carlo Lucarelli e intitolato “Radio Giallo”, con la regia di Sergio Ferrentino e con la compagnia Fonderia Mercury, trasforma il palco in uno studio radiofonico. Gli attori recitano in diretta radiofonica e gli spettatori sono forniti di radio cuffia. Lo spettacolo è ambientato nel 1940 all’interno di un piccolo studio EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche e si sta trasmettendo la diretta del programma “Il mistero del labirinto”. Improvvisamente, però, il regime ordina di cambiare il finale… In questo spettacolo il mondo della radio diventa metafora della vita sotto un regime di censura. Le musiche sono di Gianluigi Carlone della Banda Osiris. Sul palco: Daniele Ornatelli, Cecilia Broggini, Alessandro Pazzi, Roberto Recchia, Eleni Molos, Maurizio Pellegrini.

Lucarelli ha concepito quest’opera, Radiogiallo, che unisce la passione per la criminologia e quella per la ricostruzione storica. L’azione parte nel 1940, in un piccolo studio radiofonico dell’E.I.A.R., l’antenato della Rai, quando l’era della televisione era lontana di più di un decennio. La radio è il principale medium di massa, e il radiodramma ha raggiunto il suo apice. Milioni di italiani sono in attesa di sintonizzarsi sulle frequenze statali per ascoltare la diretta de Il mistero del Labirinto, quando arriva un ordine perentorio del Minculpop, su direttiva del Duce: bisogna cambiare il finale, l’assassino non può essere italiano. La registrazione del radiodramma diventa essa stessa azione: arriva una nota attrice, mentre il console generale della milizia si presenta per un’ispezione. Gli attori, il rumorista ed il regista cercano ad ogni modo di trovare un colpevole: in un mondo sotto la spada di Damocle della censura, raccontare significa trovare espedienti ed escogitare stratagemmi, per cui lo studio radiofonico diventa uno specchio per leggere una realtà storica più ampia. Dieci anni dopo, stesso (piccolo) studio, stessa troupe, nuova produzione, ma, alle soglie della diretta, stesso problema: bisogna cambiare il finale. L’onorevole è intervenuto: nell’Italia democristiana degli anni Cinquanta l’assassino non può essere un prete.