“Lettere dal buio della mente” è l’ultima puntata del docudramma radiofonico in 6 puntate di Roberto Benatti e Franco Foschi “L’è mort al dio di puvrett“. L’opera è dedicata al professor Francesco Roncati e al Manicomio Provinciale di Bologna che diresse dal 1867 al 1904.
“L’è mort al dio di puvrett”, breve storia del Manicomio Provinciale di Bologna
L’inizio della storia narrata nel docudramma radiofonico in 6 puntate “L’è mort al dio di puvrett” però è densa di speranza… la sera del 12 settembre 1867, un giovane psichiatra di nome Francesco Roncati (Spilamberto, 10 giugno 1832 – 14 settembre 1906) guidò 300 matti, contagiati dal colera, dal vecchio edificio fatiscente dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna fino all’ex convento delle Salesiane di via Sant’Isaia.
Francesco Roncati studiava disturbi mentali già ai suoi esordi in campo medico. Proprio sulla base della sua formazione prevalentemente clinica, Roncati si discostò in modo significativo dalle teorie di Cesare Lombroso.
Inoltre, secondo Roncati il costante aumento dei casi di follia aveva origine soprattutto nei fattori sociali ed economici delle popolazioni colpite. In particolare, dalle condizioni di vita delle classi più disagiate, soggette a malnutrizione, emarginazione e pessime abitudini igieniche. Il medico riteneva, con grande acume, che quella fosse una situazione da risolvere attraverso politiche sociali ed educative.
Nel 1867, quindi, i “suoi matti” abbandonarono il vecchio ospedale di Sant’Orsola. Lasciarono condizioni igieniche proibitive e, sebbene contagiati dal colera, riuscirono a occupare l’ex convento delle Salesiane di via S. Isaia, dove la loro salute fisica poteva essere migliore.
Dunque, l’Ospedale psichiatrico provinciale di Bologna fu fondato nel 1867 da Francesco Roncati che ne divenne anche il primo direttore. Nel 1906, anno della sua morte, la struttura fu intitolata a lui, dopo avergli riconosciuto i meriti di una profonda conoscenza clinica e di una sensibilità all’avanguardia per il panorama della medicina di quell’epoca.
Leggere le lettere dei “matti”
Infine furono trovate alcune lettere all’interno delle cartelle cliniche del dottor Roncati: erano lettere scritte con calligrafia incerta, su carta stropicciata e trovata chissà dove. Le lettere raccolte riportano come date tra il 1896 e il 1900. Scritte da “poveri mentecatti”, raccontano la disperata vita manicomiale, i soprusi di ogni giorno, le richieste d’aiuto alle famiglie per farli uscire da quel luogo nefasto.
Al primo esame risultavano a tratti incomprensibili, ma tra le righe si riesce a leggere un grido disperato di denuncia: un grido senza voce, soffocato tra le carte impolverate del loro giovane psichiatra illuminato…
Le lettere dal buio della mente
Quelle voci potete ascoltarle qui, sul sito Radiodrammi.it, per gentile concessione di Roberto Benatti, che ringraziamo moltissimo.
Ascoltiamo ora, qui sotto, le lettere che nessuno mai spedì.