Un’interessante considerazione sul tema del radiodramma e sul teatro radiofonico. Uno dei formati di prosa radiofonica, uno spettacolo che può andare in onda ma che spesso è rappresentato dal vivo con successo.
(L’articolo è tratto da Cittadini di Rai.it. Non è noto il suo autore ma lo stile risulta scorrevole e ricco di spunti per la creatività all’interno del genere – n.d.r.)
La radio è un mezzo di comunicazione e di espressione che si rivolge a un unico tipo di percezione da parte dello spettatore: quella sonora.
La trasmissione radiofonica di testi teatrali deve quindi avvalersi di una messinscena apposita che tenga conto di questo limite esaltandolo in modo creativo.
La radio stimola sempre il suo pubblico alla partecipazione fantastica, lo guida all’ascolto di voci, musiche, rumori tali da evocare un mondo verosimile.
Il teatro radiofonico ha dunque una specifica autonomia espressiva legata alla natura del mezzo.
Non possiede le caratteristiche che sono proprie dell’evento scenico che ha luogo davanti agli spettatori, ma ha la possibilità di valorizzare al massimo la parola quale espressione più sottile e profonda della persona umana in quanto capace di esprimere e comunicare idee, emozioni, sentimenti, stati d’animo.
Il teatro radiofonico mette in scena la parola. La parola viene affidata alla voce recitante degli attori e appare lo strumento sonoro più importante.
Non tutti i testi drammatici possono adattarsi al teatro radiofonico: occorre che essi offrano la possibilità di “corporizzare” la parola e di rappresentare con i suoni luoghi, ambienti, azioni.
infatti è da ricordare che il radiodramma si basa su un testo drammatico scritto appositamente per la trasmissione radiofonica. Esso prevede in genere la presenza di pochi personaggi, un intreccio poco elaborato, un dialogo teso a definire i rapporti psicologici e i confronti intellettuali più che le azioni.
[… ]
In Italia qualcuno dei nostri letterati e drammaturghi si è cimentato nel radiodramma e nel teatro radiofonico: tra i nomi più noti si possono citare solo Savinio, Pratolini, Fabbri, Bontempelli, Anton, Buzzati, Primo Levi.
(dal canale Cittadini in www.rai.it)