Nato a Roma il 6 giugno del 1906, Paolo Stoppa fu uno degli attori più poliedrici e noti al grande pubblico italiano del dopoguerra. Come doppiatore lavorò moltissimo per il Cinema, anche se la popolarità la ottenne come attore.
L’esordio di Paolo Stoppa sul palcoscenico è nel 1927 come comprimario nella compagnia Capodaglio – Racca-Olivieri. In pochi anni diventa attore brillante e, dal 1938 al 1940, lavora nella compagnia del teatro Eliseo di Roma.
Paolo Stoppa vantava una preparazione che gli derivava dall’aver interpretato ruoli complessi del repertorio teatrale classico e moderno. Insieme all’attrice Rina Morelli, compagna di lavoro e nella vita, e grazie al regista Luchino Visconti, mise in scena acclamate rappresentazioni di pièce di autori come Čechov, Shakespeare e Goldoni. Nel Cinema prende parte a 179 film!
Paolo Stoppa si impose per la sua versatilità, capace di passare con disinvoltura dai ruoli impegnati a quelli leggeri, ma anche per il suo originale carattere delle interpretazioni. La sua recitazione era spesso energica e sincopata, la sua dizione molto personale. Negli anni ’70, si specializza in ruoli da investigatore: prima con il commissario Barlach (trasposizione tv dei romanzi “Il giudice e il suo boia” e “Il sospetto”, 1972, di Friedrich Dürrenmatt) e poi in altre produzioni di successo.
(dal sito Antonio Genna, doppiatori italiani, la voce di Paolo Stoppa nel film “Mano pericolosa”, in cui doppia Richard Widmark: VOCE DI PAOLO STOPPA)
Per la Radio furono numerose le interpretazioni di Paolo Stoppa in prosa, sia per l’EIAR sia in Rai. Tra gli anni sessanta e i settanta del secolo scorso fu protagonista di “Eleuterio e Sempre Tua” con Rina Morelli basati sugli sketch scritti su misura per la coppia da Jurgens. Questa rubrica ebbe un notevole successo e per lungo tempo rimase in onda nella trasmissione domenicale “Gran varietà”.
Dopo la scomparsa di Rina Morelli (1976) Paolo Stoppa ridusse le sue apparizioni in TV, al Cinema e in Teatro. Resta però da menzionare il suo ultimo acuto, del 1984, ne “Il berretto a sonagli”, sotto la direzione esemplare di Luigi Squarzina: su proposta dello stesso Stoppa, il testo di Pirandello evolve nella tematica trattata e nel personaggio del “burgisi” Ciampa. La filosofia di questo possidente (in siciliano appunto “burgisi”) suggerisce il decollo da un’insostenibile difesa del pupo sociale alla scoperta della pazzia come forza liberatoria universale che permette all’uomo di rivendicare la propria dignità come supremo e stoico valore.
Da tempo malato di leucemia, Paolo Stoppa morì a Roma il 1º maggio 1988.