La definizione di radiodramma, con la classificazione delle opere di prosa trasmesse in radio, è complessa e ben studiata. Le sue importanti differenze con il teatro e le forme ibridi che nascono attraverso il principio della sana contaminazione di diversi mezzi e strumenti di comunicazione di massa.Per definizione di radiodramma intendiamo un testo di tipo teatrale scritto espressamente per la radio. Senza elementi visivi, il radiodramma dipende dai dialoghi, dalla musica e dagli effetti sonori che aiutano l’ascoltatore a seguire la storia. Come in teatro, i testi dei radiodrammi possono essere divisi in atti.
Le opere in puntate non sono propriamente radiodrammi ma Sceneggiati radiofonici. Quando invece sono letti brani in prosa o poesie, si stanno ascoltando letture. Anche se possono sembrare banali distinzioni, nell’intricata classificazione delle opere radiofoniche è bene distinguere dal radiodramma anche il quasi identico Teatro radiofonico (testi letti e interpretati come in teatro, come su un palco e privi di importanti effetti audio),il Teatro in radio (spettacoli teatrali registrati e trasmessi dal mezzo radiofonico), il Radioteatro e il recente Radiofilm (vedi le opere di Diego Cugia).
Negli Stati Uniti, dove il servizio di regolare programmazione radiofonica ebbe origine lontana (2 novembre 1920), i radiodrammi acquisirono vasta notorietà popolare e negli anni ’40 divennero gli spettacoli di intrattenimento più seguiti. Con l’avvento della televisione i radiodrammi persero gran parte della loro popolarità e in alcuni Paesi non hanno più riconquistato il pubblico delle origini.
Alcuni importanti autori di letteratura, grandi registi e sceneggiatori cinematografici e giornalisti hanno frequentato il radiodramma.
Alcune registrazioni sopravvivono ancora oggi in archivi radio di collezionisti e musei, e sono ascoltabili anche sul web.
(tratto da www.eha.dk)