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Sulla prosa radio

Il radiodramma in America, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia

In contesti ed epoche diverse si svilupparono generi diversi di radiodramma. In America, ad esempio, l’atmosfera fortemente orientata al commercio, in cui si è sviluppata la radiofonia, diede origine a un genere popolare meglio conosciuto con il nome di soap opera. Il termine deriva dalle ditte specializzate in detersivi (Palmolive, Procter & Gamble, ecc.) che avevano comprato gli spazi pubblicitari destinati a sponsorizzare queste trasmissioni…

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Negli Stati Uniti quello delle soap si trattava di un programma a puntate in onda dal lunedì al venerdì che aveva per protagonisti personaggi della vita quotidiana e familiare. Negli anni Quaranta le soap opera erano seguite dal 40% delle donne americane. Con l’avvento della televisione l’attenzione dei pubblicitari si spostò pian piano verso il nuovo mezzo e il genere della soap opera si trasferì pari pari dalla radio alla televisione.

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Archibald MacLeish lavora a The Fall of the City (1937) con O. Welles sullo sfondo.

Non mancarono però alcune sperimentazioni di tipo letterario e poetico (Archibald Mac Leish, The fall of the city, 1937) o trasmissioni giocate sull’originalità del linguaggio radiofonico, prima fra tutte la celebre The war of the worlds di Orson Welles (1938). In quel radiodramma, con una perfetta imitazione del genere giornalistico, veniva simulata un’immaginaria invasione di marziani. Ciò determinò tra gli ascoltatori un allarme e un terrore incontrollati, tanto da spingere molti alla fuga dalle proprie case. La vicenda resta emblematica negli studi sulla radio e sui media.

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Il radiodramma in America Latina

In America Latina, la radio ha avuto e ha un particolare impatto sulla cultura. Ciò è dovuto certamente a un più faticoso sviluppo economico; entrano però in gioco anche altri fattori, come la rilevanza della comunicazione orale rispetto ad altre forme di comunicazione. Di fatto la radio è vissuta non solo come un potente mezzo di informazione, ma anche di formazione, di sviluppo e di trasformazione della società. Il radiodramma, nato e sviluppatosi in questo clima, viene chiamato da diversi autori sociodramma (Lopez Vigil, 1987).

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Danger di Richard Hughes (1924)

In Inghilterra, il primo radiodramma della BBC fu il già ricordato Danger di Richard Hughes (1924). Accanto a molte opere teatrali radiotrasmesse, la sperimentazione sul linguaggio specifico di questo mezzo diede origine a numerosi radiodramma originali e provocò – fin dagli anni Trenta – un vivace dibattito intorno alle potenzialità di questo genere, sull’autore, sul regista (Val Gielgud e Lance Sieveking) e sul narratore (Julian MacLaren Ross). Accanto a sceneggiature di un certo impegno (ad esempio The dark tower, di Louis Mc Neice, 1946) non mancò il genere popolare della soap opera (The Dales, The Archers…). Lo sviluppo della radio e del radiodramma continuò sino all’avvento della televisione che – come era avvenuto in America – catturò l’attenzione del pubblico e dei pubblicitari. Tuttavia la BBC continuò a credere in questo genere radiofonico, incoraggiando gli autori, gli studiosi e gli stessi attori, organizzati tuttora in compagnia radiodrammatica. Questa politica aziendale ha consentito di conservare e sviluppare nel tempo presso il pubblico una grande attenzione per il radiodramma e per la radio in generale.

In Germania, la sperimentazione e lo studio della radio e del radiodramma furono intensissimi: risale al 1924 la distinzione tra Schauspiel (spettacolo teatrale), Sendespiel (teatro convenzionale radiotrasmesso) e Hörspiel (opera drammatica destinata al solo ascolto).

Rudolf Arnheim
Rudolf Arnheim “Radio”

A livello teorico non possono essere dimenticati alcuni autori: Bertolt Brecht non solo scrive radiodramma, ma studia anche il linguaggio radiofonico (1932); Alfred Braun coglie analogie tra il cinema e il radiodramma, che definisce film acustico; altri studi approfonditi furono quelli di Rudolf Arnheim. Il nazismo e la guerra mondiale bloccarono questo fervore di produzione e di studi: dal regime nazista la radio venne sistematicamente usata come strumento di propaganda.
Nel dopoguerra, l’organizzazione della radio si ispirò al modello inglese ed ebbe un nuovo interessante sviluppo, per una serie di motivi: la decentralizzazione e il conseguente moltiplicarsi di studi di produzione; l’interesse per opere nazionali e straniere rimaste vietate sotto il regime; la mancanza di teatri agibili in seguito al conflitto; la politica aziendale della radio tedesca attenta alla programmazione di impegno culturale. Anche in tempi recenti la produzione radiofonica ha mantenuto una notevole vivacità; ad esempio è difficile trovare uno scrittore importante del dopoguerra che non abbia lavorato per la radio.

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Il radiodramma Maremoto di G. Germinet (1924)

In Francia, alcuni autori e registi contribuirono in modo particolare allo sviluppo dell’arte radiodrammatica. Gabriel Germinet, chiamato a dirigere la prima stazione radiofonica di Parigi, lavorò instancabilmente nella ricerca teorica e nella pratica. Di lui vanno ricordati due radiodramma: Maremoto, dove va in scena un maremoto (scritto insieme a P. Cusy, andò in onda il 22 ottobre 1924, seminando il panico tra gli ascoltatori) e Great Guignol (1926), oltre a una serie di contributi sul linguaggio radiofonico. Altri autori furono Julien Maigret e Carlos Larronde. Quest’ultimo rifiutò la definizione di teatro per ciechi che era stata attribuita al radiodramma per sostituirla con quella più positiva di teatro per surauditivi (super auditivi). 

Seppur tra alterne vicende, anche in Italia possiamo osservare un’evoluzione dell’arte radiodrammatica. Come in altri Paesi, all’inizio gli intellettuali (Pirandello e altri) non comprendono il valore artistico del radiodramma.

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Poster de “L’anello di Teodosio” di Luigi Chiarelli (1926)

Negli anni Trenta si diffondono i primi studi e i primi apprezzamenti per quest’arte (Enzo Ferrieri e “Il Convegno”, i futuristi…). Al radiodramma L’anello di Teodosio di Luigi Chiarelli (1929) – generalmente riconosciuto come il primo – ne succedono molti altri. L’autore più importante del periodo precedente la seconda guerra mondiale è forse Ettore Giannini, di cui si ricorda soprattutto Isolato C (1935). Con la ristrutturazione del dopoguerra, la radio italiana vive un periodo di grande fervore, grazie ai numerosi centri di produzione della Rai (Torino, Roma, Milano, Firenze…) e a personaggi come Jacopo Treves (a Firenze; suo il Manifesto della radio-poesia), Cesare Vico-Liberovici (che studia il linguaggio radiofonico e in particolare il radiodramma), Dante Raiteri (direttore della rivista Radiodramma), Giuseppe Patroni Griffi (oltre che di teatro si occupa di radiofonia). Numerosi sono gli autori dell’epoca: Anna Luisa Meneghini (Andrea, 1949), Giandomenico Giagni, Gian Francesco Luzi, Diego Fabbri.
Nel 1950, con una ristrutturazione delle reti radiofoniche (Nazionale, Secondo e Terzo), la Rai si pone alla pari delle altre grandi emittenti europee. Operano in questo periodo autori come Renzo Rosso, Enzo Mauri, Italo Alighiero Chiusano, Edoardo Antòn (La bersagliera, Premio Italia 1960).
Gli anni Sessanta e Settanta sono ricordati come gli anni d’oro della radio italiana, per il fervore di produzione e sperimentazione a opera di autori-registi come Giorgio Bandini (Nostra casa disumana, Premio Italia 1968), Carlo Quartucci (Intervista aziendale, 1968; Pranzo di famiglia, Premio Italia 1969), Luigi Squarzina (Il pantografo, 1960) e Giorgio Pressburger (Giochi di fanciulli, Premio Italia 1970).
La sperimentazione del linguaggio radiofonico è stimolata anche sul versante musicale grazie alla nascita e allo sviluppo dello Studio di fonologia musicale di Milano (1955) dove operano Luciano Berio, Luigi Nono e Bruno Maderna.
interviste_impossibiliSi sviluppano in quegli anni iniziative interessanti come il teatro d’autore, lo sceneggiato a brevi puntate, la riduzione di commedie in trenta minuti e la fortunata serie delle Interviste impossibili a personaggi della storia (dal 1973). Negli anni seguenti la radio subisce una forte trasformazione: si affermano le radio di tipo commerciale e nella programmazione occupa uno spazio sempre più invadente la musica leggera. Anche la programmazione quotidiana della Rai subisce un duro contraccolpo. Diminuiscono così le risorse messe a disposizione per la produzione di radiodramma e per condurre la sperimentazione, appannaggio quasi esclusivo della rete culturale (Radiotre). Nonostante tutto vengono messe in atto delle iniziative significative che vedono l’impegno, tra gli altri, di Luca Ronconi.

Tra le opere più importanti di questi ultimi anni si ricordano: le letture integrali di romanzi e opere classiche, la ripresa – con un certo successo di pubblico – del radiodramma popolare (soap opera all’italiana: Matilde di Carlotta Wittig, 1985; Andrea, di Balduini, Taggi, Piana, Di Martino, 1986 e, degli stessi autori, La villa dei melograni), talvolta a sfondo storico (Guglielmo Marconi di Leandro Castellani, nel 1995, centenario della morte dello scienziato) o sociale. Più recentemente, la tendenza è stata quella di privilegiare la scrittura di radiodramma da parte di scrittori già noti nell’ambito di una certa letteratura di genere (Giallo, Fantascienza, Mistery, ecc.), scelta premiata dall’affermazione al Premio Italia 1997 di Pop-corn (una commedia radiofonica scritta da un autore popolarmente definito pulp, Tiziano Scarpa) e da quella di Valerio Evangelisti, scrittore noto nell’ambito della fantascienza, che ha vinto il Premio Italia 2000 con la fiction Il castello di Eymerich. Nel 1999 il Premio Italia per il radiodramma è stato vinto da un lavoro giovanile di Federico Fellini, la commedia brillante Fuori programma n. 7, riscoperta e diretta da Idalberto Fei. Un grande riscontro di critica e di pubblico ha arriso invece a un’operazione innovativa e singolare per la fiction radiofonica, Alcatraz, di Diego Cugia (già autore di numerosi radiodramma di successo, quali Il mercante di fiori, Domino), nella quale le caratteristiche moderne della radio ‘di flusso’ (che prevede spesso una struttura base: conduttore d.j. e canzoni, con l’ausilio delle telefonate degli ascoltatori) sono coniugate con una storia di fiction fortemente caratterizzata (la vicenda di un d.j., Jack Folla, condannato a morte). Da questo radiodramma, come era già avvenuto, ad esempio, per Una sola debole voce di Tania Di Martino, è stata tentata, con alterna fortuna, una trasposizione televisiva, il che testimonia del rinnovato interesse per la fiction radiofonica anche da parte della televisione…

(articolo di Fiacconi Danilo, De Angelis Roberto, Radiodramma, in Franco LEVER – Pier Cesare RIVOLTELLA – Adriano ZANACCHI edd., La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it, 07/08/2016)